QUELLI DELL’ACCIUGHETTA

Corso Andrea Podestà 51r
16128 Genova

CHIUSURA Lunedì. Da Martedì a Venerdì a pranzo

FERIE Mai
COPERTI 55 interni + 25 esterni
ANIMALI si

Al secolo, “Quelli dell’Acciughetta” sono Giorgia Losi, Matteo Rebora e Simone Vesuviano. Nata nel centro di Genova, grazie al successo l’insegna è stata replicata nel quartiere Carignano, mantenendone i valori di base ma arricchendola di carattere sperimentale. Qui i pini marittimi intervallano la veduta sui tetti della città, uno scorcio catturato dalle grandi vetrate della sala arredata in toni luminosi e con mobili dal sapore scandinavo che ribadiscono l’anima giovane ed informale del locale. L’energica gestione è guidata da forti principi di rispetto per la dimensione umana e contribuisce alla crescita della cultura enogastronomica ligure. Da qui la scelta di affidarsi a realtà produttive locali e pensare ad una proposta improntata al “flusso del fresco”. Un vero e proprio laboratorio dinamico, in cui ricette tradizionali si evolvono, vengono decostruite e ricostruite sempre garantendo l’integrità della materia prima e curando un formato accattivante. Le erbe del prebuggiun sono tutte da riscoprire nel Gattafin servito con il pesto di pimpinella, mentre il Polpo arrosto con cima di rapa e salsa ciupin è cotto sotto temperatura d’ebollizione per diventare morbidissimo. I protagonisti sono soprattutto i prodotti della pesca ma il menu guarda anche verso l’entroterra genovese: esemplari i Tortelli ripieni di ricotta affumicata o le Tagliatelle fresche con ragù di selvaggina. Tra i dessert non mancano le preparazioni più golose: torte, crostate di frutta di stagione e cremosi al cioccolato. Piccole e grandi cantine trovano posto in una carta dei vini che soddisfa ogni buon intenditore, con interessanti proposte al calice.

Menu TavoleDOC

90 € a persona

Cipolla di Albenga alla brace, caprino Pilan, bottarga di tonno e rucola fritta

Tempo di preparazione: 90′ · Difficoltà: media

Cuocere le cipolle pesate intere, senza eliminare nessuna parte: metterle in forno per circa 35 minuti a 160 °C mantenendo le loro tuniche, così che trattengano tutto il loro sapore.
Una volta terminato il tempo di cottura, si può lasciarle raffreddare per poi sfogliarle e dividere le tuniche più esterne da quelle più interne. Ricavare così dei petali più teneri dalle parti più interne, mentre quelle esterne servono per la vellutata. Bollire la patata che poi va frullata proprio con queste parti ricavate dalla cipolla, aggiustando con un pizzico di sale e un filo d’olio. Ripassare i petali più interni sulla brace ancora calda, o su una padella rovente. Per trattare il caprino, tritare finemente la maggiorana fresca e poi mescolarla col formaggio.
Con l’aiuto di una planetaria, montare il tutto aggiungendo la panna che assicurerà una consistenza più liscia e cremosa. Utilizzare abbondante olio di semi per friggere la rucola (basterà 1 minuto). Scolarla e asciugarla. Per impiattare, mettere alla base del piatto la vellutata (avendo cura che sia ancora calda), i petali di cipolla che sono stati ripassati alla brace e che si possono alternare alle lamelle di bottarga per una presentazione curata e particolare.
Come ultimo passaggio, adagiare sopra una quenelle di caprino e qualche foglia di rucola fritta per completare il piatto: si porterà in tavola il territorio ligure, valorizzando i produttori dell’entroterra della regione, facendo incontrare il mare e la campagna.